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Porzione di vita autentica...
Scritto da Andrea Angelozzi - 4A ling   
mercoledì 08 giugno 2011

 Ogni Paese, chi più chi meno, ha le sue problematiche ora conseguenza di scelte errate ora retaggio del passato, e sappiamo che quello della Romania, segnato da Ceausescu, è terrificante. Ciò che fa la differenza, però, è la volontà di correggere gli errori e di aprire le porte a realtà differenti per confronti e rettifiche, è il desiderio di non dimenticare quanto è stato e di recuperare il tempo perduto, è l’orgoglio che spinge a non soccombere davanti alle difficoltà, è la determinazione nel perseguire obiettivi che rimuovano i pregiudizi e contemporaneamente promuovano il progresso socio-politico-economico.
Ebbene, in generale, quanti Italiani vedono oggi nel popolo rumeno una simile caparbietà?
E non è, forse, la Romania una delle mete quasi del tutto ignorate dai tour operator?
Devo ammettere che la mia opinione a riguardo qualche settimana fa non differiva dalla massa: anche per me la Romania si collocava in una sorta di limbo ignoto, senza attrattive, povero di risorse, lontano dal mio mondo.

Quando, poi, mi è stata offerta la possibilità di conoscere senza alcun filtro ed in modo oggettivo questo frammento di Europa sudorientale, situato tra il Mar Nero ed i Carpazi, ho accettato senza pregiudizi un po’ per curiosità, un po’ per approfondire lo studio delle Lingue, un po’ per entrare pienamente nello spirito del progetto europeo Comenius “ADMA”, che vede riunite in attività comuni sei scuole di sei Stati d’Europa: l’Italia con il nostro Istituto, la Romania, la Polonia, la Spagna, la Germania, la Francia.
Sin dal primo giorno mi ha a dir poco stupito la fierezza del popolo rumeno, orgoglioso della sua Lingua e delle sue tradizioni che risalgono all'epoca romana. Ė l’île de la Latinité, la Romania, nel mare slavo, un Paese che seduce subito il viaggiatore per il suo cachet particolare: ogni dettaglio resta nel cuore e avvince; ogni angolo ha il suo fascino, visto nel suo contesto; ogni monumento opera d’arte, rudere, edificio, sito, monastero, città e, persino, squarcio paesaggistico permette di scoprire una porzione di vita autentica, di storia e di civiltà profondamente ancorate ai valori europei. Penso a Bucarest, capitale dinamica e variopinta, la "città della bellezza", definita persino la “Parigi dell'Est", con le sue numerose chiese ortodosse, con i suoi netti contrasti sociali, le strade e i palazzi in più parti fatiscenti, il maestoso boulevard che conduce al Parlamento, edificio secondo per estensione solo al Pentagono.
Penso a Comanesti, il paese di circa ventiquattromila abitanti, il luogo d’incontro di tutti i partners del progetto, situato in una località incontaminata, ma economicamente depressa a causa della crisi carbonifera, non lontana dal confine con la Moldavia.
Penso alla sorprendente cittadella – prigione Neamt del XV secolo, in pietra, incastonata nella montagna dalla quale si può godere di una vista spettacolare, o ai tre monasteri completamente immersi in un paesaggio naturale mozzafiato, che mi hanno spinto a riflettere sullo spirito religioso rumeno, caratterizzato da una fede incrollabile, autentica.
E penso, infine, alla regione più ricca sul piano economico e culturale, divenuta celeberrima per la leggenda di Dracula e per i due castelli, quello di Peles - antica e magnifica residenza della famiglia reale rumena in stile Neo-Rinascimentale tedesco con ricche decorazioni in legno - e quello di Pelisor, distante solo pochi passi, la mera versione in miniatura del precedente, più spartano, più intimo, lontano da ogni sfarzo.
Tra tanti ricordi e tante uniche esperienze - impressioni di viaggio, ma anche momenti di crescita e di confronto in classe, nei laboratori e nei vari lavori effettuati - al di là di ogni cliché veicolato dai media, porto con me ora la cultura di un popolo ingiustamente sottovaluto, lo spirito di collaborazione con studenti polacchi, francesi, tedeschi, rumeni durante la realizzazione delle attività in équipe e, soprattutto, lo spirito d'accoglienza di Andrei, il ragazzo che mi ha ospitato, e di una scuola, colorata, moderna - il Colegiul Tehnic “Dimitri Ghika” - col suo ampio parco, frequentata da 1700 studenti che ci hanno accolto con balli e canti tradizionali  e divertenti scenette teatrali in Francese.
“Un petit bonheur”, mi ha detto il mio corrispondente rumeno, percorre il Paese e in esso ogni suo cittadino.
Sì, una piccola, sottile felicità anima oggi questo popolo: è la gioia di chi sa che i sogni si stanno  realizzando.

Foto di gruppo - Castello Peles
Foto di gruppo - Castello Peles

 
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