Scritto da Prof.ssa Silvana Vena
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mercoledì 22 marzo 2017 |
Finalmente abbiamo raggiunto la cifra che serviva: 200 euro. È da più di un paio di mesi che ho cominciato a raccogliere soldi nelle mie classi. Un euro, un euro e mezzo è stata la cifra che chiedevo e la maggior parte degli alunni non si è tirata indietro, perché hanno ritenuto che contribuire era una cosa bella e lo hanno fatto. E così abbiamo adottato un bambino a distanza. Giovedì 16 marzo mi sono recata con un mio alunno alll’associazione SOS Missionario di San Benedetto del Tronto.
Abbiamo parlato con la responsabile, che ci ha indicato quali fossero i bambini bisognosi di aiuto nelle diverse parti del mondo. Abbiamo deciso di devolvere il nostro contributo a favore di una bambina di 11 anni che vive in Uganda. Si chiama Naggayi Stelia e fa la terza classe del primo ciclo. È orfana di ambedue i genitori e vive con la zia. Il contributo le consentirà soprattutto di avere un’istruzione, condizione essenziale per un popolo se vuole progredire. Stelia potrà quindi avere, almeno per un anno, i libri, i quaderni, le penne, la divisa obbligatoria per tutti, forse un pasto e le tasse pagate per l’iscrizione. Gli alunni hanno così potuto sperimentare che con pochissimi soldi si può aiutare una persona bisognosa ad avere una vita un po’ più dignitosa. Basta poco per fare un’opera buona, se ci si unisce nel gesto. Se poi tutti gli alunni dessero un piccolo contributo, anche solo un euro ciascuno, si potrebbero adottare più bambini. È quello che vorrei proporre come progetto d’Istituto a sfondo umanitario per il prossimo anno scolastico, da ripetere almeno per qualche anno, cosicché possa diventare una bella consuetudine. Purtroppo viviamo in un mondo pieno di egoismo, di sopraffazione e di indifferenza. Viviamo nell’era del consumismo più sfrenato in cui si spendono tanti soldi inutilmente. Se solo ci fermassimo un attimo a riflettere su quanto noi siamo fortunati a vivere in uno dei Paesi ricchi e sviluppati e se riuscissimo a sentirci tutti come un unico popolo, forse le nostre coscienze sarebbero più predisposte a farci tendere la mano verso chi ne ha bisogno. Ringrazio di cuore tutti gli alunni che hanno condiviso questa esperienza e che hanno reso possibile la realizzazione di un gesto così nobile.
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