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Tributo ad Andrea Pazienza, genio del disegno
Scritto da prof. Massimo Scarponi   
giovedì 08 novembre 2018
 Paz, chi era costui? Eppure il vento del levante,” tiepido e fuggitivo”, per uno scherzo di natura, risalendo l’Adriatico carico degli intensi effluvi garganici, lo aveva trasferito proprio sul nostro lembo di terra, dov’era germinato con radici troppo tenui per essere trattenuto a lungo. Andrea Pazienza, nato a San Benedetto il 23 maggio 1956, è un predestinato: arde ancora d’inconsapevolezza, ma la sua mano è rapita dal furore del disegno. Poi la giovanile formazione artistica pescarese, prima del grande salto. Bologna anni ’70: movimento studentesco, lotta, scontri, morte; ma c’è anche altro: il “village” universitario è una fucina di creatività, sperimentazione, fermento artistico, esaltante e inebriante. Solo i giovani e l’arte hanno il potere di cambiare il mondo, non più la lotta armata. Sono gli anni del Dams (dipartimento d’arte musica e spettacolo), “meravigliosa creatura” del ’68, unico ambiente vitale nella paludata università italiana, con il fior fiore degli intellettuali in cattedra, capace di stregare un’intera generazione di giovani brillanti e sognatori.

Poi c’è lei, la perfida incantatrice, che si insinua abilmente ovunque, specie lì dove l’insoddisfazione, la delusione, il senso d’impotenza cominciano a dominare: l’eroina ghermisce e trascina nell’infinita solitudine troppi giovani per i quali improvvisamente il sogno di un mondo nuovo si trasforma in incubo atroce. Paz è lì, in mezzo a tutto questo. Armato di album e pennarelli, ha cominciato la sua collaborazione con Linus, la rivoluzionaria rivista che ha trasformato il fumetto da prodotto di intrattenimento popolare a moderno linguaggio dell’attualità, non dissimile dalle sedicenti arti più nobili. Il suo talento è stato appena riconosciuto dal gotha dei disegnatori italiani e Paz deve continuare… La sua vita è passione/delusione/ esaltazione/ discesa nel precipizio dell’eroina e… disegno. All’interno di riviste mitiche come Alter Alter, Cannibale, Frigidaire, Il Male compaiono i vari Pentothal, Zanardi, Pompeo: sono personaggi straniati di una dolorosa realtà, immersi nel magma incandescente della vita; colpevoli forse solo di esistere, di chiedere troppo senza sapere cosa e perché, di non fare sconti alla vita, di cui si è troppo intensamente innamorati senza comprenderne il senso; colpevoli di non potersi adattare più alla semplice quotidianità una volta assaporato il gusto dolce/amaro del frutto proibito della vita. Allora esistere diventa una condanna, che il talento dell’arte esprime con più acuta sofferenza… fino all’epilogo tra le dolci e armoniose colline senesi il 16 giugno 1988, a soli 32 anni. Si compie così il tragico destino del più grande disegnatore italiano degli ultimi decenni, vittima della sua stessa sensibilità e del suo talento, “artista maledetto” come tanti altri miti della cultura giovanile.

Andrea Pazienza, a trent’anni dalla sua scomparsa è tornato nella sua terra natale con lo spettacolo “Mi chiamo Andrea, faccio fumetti” al Teatro delle Energie di Grottammare, il 27 ottobre, nell’ambito del 24° Incontro Nazionale dei Teatri Invisibili diretto dal Laboratorio Teatrale Re Nudo. A dargli voce e corpo è stato il poliedrico attore bolognese Andrea Santonastaso (teatro, cinema, televisione, radio), disegnatore fallito come ama definirsi. Il suo monologo, attento alle profonde risonanze poetiche del linguaggio artistico/letterario di Paz, è stato in grado di risuscitare emozioni a chi ha vissuto gli anni della sua generazione, ma è riuscito nell’obiettivo ancora più difficile di comunicare efficacemente agli studenti di oggi le radici di un disagio giovanile che nasce negli anni di Paz e giunge fino ad oggi. Anche l’IIS “A.Capriotti” era presente all’evento teatrale. Nell’ambito del progetto Scuola di platea ha partecipato la classe 5°A afm con i proff. Chiara Bellabarba e Massimo Scarponi.

 
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