Scritto da Gianluca Piunti, 4Am
|
mercoledì 13 giugno 2012 |
Il 21 Marzo 2012, presso il teatro Concordia di San Benedetto del Tronto, c’è stata la rappresentazione di Parkin’son, spettacolo di teatro danza, ideato e rappresentato da Giulio D’Anna con la collaborazione di suo padre Stefano D’Anna, affetto da una terribile malattia conosciuta come il morbo di Parkinson. Questa opera vuole mettere a confronto due generazioni totalmente diverse attraverso movimenti di corpo e danza; i due protagonisti esplorano una collezione di eventi personali, drammatici e non, che trovano testimonianza sulle linee della pelle e sulle forme di due corpi legati dallo stesso sangue e dalla stessa storia.
All’inizio dello spettacolo colpisce l’insistenza su momenti particolari di vita, come la sostituzione dell’autovettura o i ritornelli di vecchie canzoni che, ad un occhio esterno, potrebbero sembrare non degni di nota, ma che rendono l’esistenza del protagonista memorabile. I diversi movimenti di corpo sono una metafora della vita dei due protagonisti e del loro rapporto, il dialogo è quasi del tutto assente e l’ambientazione è collocata nel tempo odierno. La scenografia è semplice ed essenziale: vengono utilizzati teli bianchi e materassini. La scelta dell’autore che mi ha colpito di più è stata il coinvolgimento nello spettacolo del padre, che ha accettato di partecipare nonostante che fosse privo di una formazione in danza e che fosse affetto da una malattia che compromette la normale attività motoria. Questa rappresentazione mi ha affascinato e mi ha fatto pensare che nella vita non ci si deve abbattere davanti ad una malattia, ma che si deve lottare e andare avanti, affrontando la vita con il coraggio e con il sorriso, come sta facendo Stefano D’Anna. |