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Il giorno in cui cadde il muro
Scritto da Classe di tedesco 5El/5Bl   
giovedì 11 novembre 2021

Un graffito della East Side Gallery, la parte del muro che era rivolta a Est,

decorata con opere di vari artisti dedicate al tema della pace e della riunificazione tedesca.
 
Il 9 novembre è da sempre per la Germania una data significativa e ricca di eventi.

Come prima ricorrenza che marca l’importanza storica di questo giorno possiamo evidenziare la proclamazione della Repubblica, avvenuta nel 1918, a seguito della Rivoluzione tedesca. In questa circostanza il Kaiser Guglielmo II abdicò e andò in esilio nei Paesi Bassi.

Successivamente il 9 novembre 1923 venne segnato dalla repressione del tentativo di colpo di stato (Putsch) di Adolf Hitler, che tuttavia sarebbe diventato cancelliere del Reich dal 1933 e Führer della Germania dal 1934 al 1945.

Sempre un 9 novembre, o meglio, nella notte tra il 9 e il 10 novembre del 1938, venne scatenata la famigerata Notte dei cristalli (Kristallnacht), cioè l’insieme di pogrom antisemiti su scala nazionale nella Germania nazista e in Austria.

Ancora un 9 novembre, questa volta del 1989, cadde simbolicamente e iniziò a cadere fisicamente il muro di Berlino, la recinzione lunga 156 km e alta 3,6 metri che a partire dal 1961, per volontà del governo della Repubblica Democratica Tedesca (DDR), aveva separato la zona occidentale della città, appartenente alla giurisdizione della Germania Ovest (BDR), ampia circa 480 km2 e detta Berlino Ovest, da Berlino Est, capitale della Germania Est.

Quel giorno il telegiornale della ARD alle 20:00 aveva diffuso la notizia che Schabowski, funzionario del Partito Socialista Unificato di Germania (ossia il partito egemone nella Germania dell’Est), aveva indicato in una conferenza stampa che per i viaggi privati all’estero si sarebbe potuto chiedere il permesso senza che ci fossero condizioni stringenti. Questi permessi sarebbero stati rilasciati entro poco tempo. La notizia venne presentata con il titolo “La DDR apre i confini”.

I cittadini di Berlino Est volevano far uso subito di questo nuovo diritto e si presentarono perciò in massa davanti ai posti di passaggio per Berlino Ovest. Verso le 23:30 l’assalto divenne così forte che il comandante, ancora senza indicazioni ufficiali, fece aprire la sbarra del confine.
Circa 20.000 persone poterono passare nelle ore successive il ponte Bösebrücke senza controlli. Anche gli altri passaggi all’interno della città furono aperti nel corso della serata.

Quella notte, dopo 28 anni, era caduto il muro di Berlino.
Nel periodo seguente furono aperti sempre più numerosi passaggi tra le due metà della città, il 22 dicembre 1989 anche la Porta di Brandeburgo mentre la demolizione del muro ebbe luogo tra giugno e novembre 1990.

Terminava così la separazione tra le due parti della città, iniziata il 13 agosto 1961.

La rapidità e l’immediatezza della divisione vevano negato agli abitanti di salutarsi per l’ultima volta prima del lungo periodo di allontanamento. Molte famiglie si erano ritrovate separate e molti, nel tentativo di ricongiungersi valicando il confine imposto, andarono incontro a violenti respingimenti che potevano sfociare nella morte. Gli stili di vita e le abitudini della popolazione furono segnati da terrore e angoscia.
A livello storico la sera del 9 novembre 1989 rappresentò un primo fondamentale passo verso la riunificazione della città di Berlino, della Germania in uno Stato unitario e democratico e verso la fine della guerra fredda, determinata dal crollo del blocco sovietico.
Sul piano personale la distruzione del limite preteso segnò il recupero delle libertà perdute e permise di riconciliare gli affetti precedentemente ostacolati attraverso il ricongiungimento di famiglie, amori e amicizie.
Il divenire dei fatti segnò profondamente tutti gli ambiti culturali del tempo, comprese l’arte e la letteratura. Quest’ultima rispose alla caduta del simbolo berlinese attraverso racconti, articoli e poesie.

Dall’Italia ci fu anche chi espresse un certo senso di disorientamento, come emerge dalla poesia “Il Custode” di Franco Fortini, pubblicata il 19 novembre 1989 su “il Manifesto”: “Neanche sono depresso, vorrei solo / un poco meno debole la mente, / meno sconsiderata la speranza”. Nel 2009, in concomitanza col ventennale di questo evento, invece, Eraldo Affinati pubblicò “Berlin”, un racconto-guida della capitale tedesca. Nel libro lo scrittore dà voce direttamente al muro, il quale racconta la sua storia come fosse un’utopia di pace – anche se gli eventi storici successivi al 1989, dalla Guerra del Golfo (2 agosto 1990 – 28 febbraio 1991) al ritorno di nazionalismi, guerre a sfondo etnico e campi di concentramento nella dissolvente Jugoslavia (1991-1995), hanno ridotto di molto i confini di questa utopia.

Tra i poeti della ex DDR, Reiner Kunze rispose alla caduta del muro di Berlino con la poesia “Die Mauer” (1990). Nel testo è evidenziato l’effetto psicologico di quella quasi trentennale presenza: “Alla sua ombra tutti non proiettavano ombra”. L’autore interpreta la scomparsa del confine di cemento armato come una presa di coscienza da parte di chi in quegli anni ha vissuto il muro e le conseguenze di quest’ultimo sulla propria pelle: “Adesso stiamo denudati di ogni scusante”.

 
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