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La cultura della legalità
Scritto da Andrea Angelozzi   
sabato 28 gennaio 2012

-Viaggio all'interno della storia e dei meccanismi della Mafia-
 

 Avere l'opportunità, in prima persona, di percepire a pelle le sensazioni e i vividi ricordi di chi ha vissuto uno dei periodi più "caldi" della nostra storia, che ha determinato ciò che è oggi il nostro Paese, non è cosa da tutti i giorni.
Il protagonista è stato il Giudice Giuseppe Ayala che nel pomeriggio del 1 dicembre 2011 ha preso per mano i presenti all'Auditorium di San Benedetto del Tronto nell'incontro proposto dal Prof. Giancarlo Damiani e accolto con entusiasmo dalla Prof.ssa Fiorella Marchei e i suoi alunni del 5°A Ling. dell'Istituto "A. Capriotti", lieti di ascoltare le sue parole ricche di tanta esperienza e sempre piene di saggezza, lieti di barattare una passeggiata al Corso con due ore di formazione e confronto.
Con umanità e passione, Ayala è riuscito a catalizzare la nostra attenzione, svelandoci con testimonianza diretta, in un crescendo di emozioni, l'anima e il modus operandidella Cupola. Ci ha raccontato il suo lungo cammino da giovane avvocato di belle speranze a collaboratore di due eroi, Falcone e Borsellino. Magistrato a 36 anni, le guerre di mafia che fecero scorrere il sangue per le vie di Palermo e, poi, quell'incontro con Borsellino che gli cambiò la vita: dal lavoro svolto a testa bassa nel Pool antimafia fino alla notorietà mediatica con il Maxiprocesso del 1987.

Filo conduttore della conferenza è stato il concetto di legalità.
‹‹Occorre risvegliare le coscienze e il senso del dovere - ha affermato  Ayala.  E' necessario ripartire dai giovani facendo sposare l'Etica con l'utilità. La mafia trova sempre terreno fertile là dove non è ben radicata la dottrina della legalità››. Un messaggio chiaro, il suo, uno stimolo per tutti al rispetto delle regole e delle Istituzioni, un’occasione unica di riflessione su chi non si lascia intimidire e trasmette con passione e scelte di vita radicali il senso dello Stato.
Sensibile e attento all’universo giovanile, nonché a tutti quegli stimoli culturali che costituiscono  l’unica arma vincente per combattere la malavita, il Dott. Ayala ha ribadito ciò che aveva caldamente affermato quel 18 dicembre 2010 quando, invitato dal  Dirigente Scolastico,  prof.ssa Elisa Vita, incontrò nell’Aula Conferenze del nostro Istituto varie classi coinvolte nel progetto “Incontro con l’autore”, tre delle quali, successivamente, come vincitrici del concorso nazionale “Viaggio della legalità” hanno partecipato a Palermo alla manifestazione in memoria della strage di Capaci.
Torna ancora alla mente il titolo del suo saggio “Chi ha paura muore ogni giorno” a ricordo di una lotta senza quartiere - che non esclude nessuno -  contro ogni mafia e ogni connivenza.
La situazione attuale del nostro Paese, purtroppo, non fa ben sperare… Proprio la classe politica, la prima a dover dare l'esempio, è spesso il simbolo della corruzione, dell'inefficienza e dello spreco. Il fatto stesso che in Italia venga definito “eroe” chi semplicemente compie il suo dovere, offre non pochi spunti di riflessione.

Andrea Angelozzi

classe 5A Linguistico

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