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“LA VERITÀ VIVE"
Scritto da Vicky Granatiero, Giorgia Lancianese – Redazione Blog   
lunedì 11 aprile 2022
Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie (21 Marzo)

Credevano di seppellirti, ma quello che hanno fatto è stato seppellire un seme: questi i versi citati da Roberto Saviano per ricordare le vittime delle mafie.

9 maggio 1978, 6 gennaio 1980, 23 maggio 1992, 19 luglio 1992, 26 luglio 1992, 15 settembre 1993: le date in cui Peppino Impastato, Piersanti Mattarella, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rita Atria, Don Pino Puglisi sono morti.

La vicenda di Rita, la più giovane testimone di giustizia in Italia, è sicuramente meno nota delle altre ma molto significativa.

Suo padre Vito, affiliato all'organizzazione di Cosa Nostra, viene ucciso nel 1985 in provincia di Trapani quando la ragazza ha solo 11 anni

Stessa sorte per suo fratello Nicola, a cui è molto legata e che l'ha trasformata, dopo la morte del padre, nella custode di orribili segreti.

La situazione si fa ancor più grave in seguito alla rottura con il resto della famiglia che avviene quando Rita, a soli 17 anni, compie una scelta diversa: non si sottomette ma denuncia, insieme alla giovane cognata Piera Aiello, testimone oculare dell'omicidio del marito, tutto ciò che sa di quella associazione criminale che l'ha privata degli affetti più cari. Lo fa in maniera del tutto consapevole, rischiando la vita e permettendo alla polizia di arrestare numerosi mafiosi di Partanna, Sciacca e Marsala.

Durante le sue testimonianze conosce il magistrato Paolo Borsellino, che considera una figura paterna e una guida: scopre così la possibilità di una vita diversa, fatta di cose semplici, lontana dal mondo in cui la mafia decide come si deve vivere e morire. Si trasferisce a Roma e cambia identità: uno spiraglio di luce nel suo tunnel di sofferenza.

Rita, però, si ritrova presto al buio quando Borsellino viene ucciso nella strage di via d'Amelio nel luglio del 1992. Una sola settimana dopo la ragazza decide di togliersi la vita. Strazianti le sue ultime parole: Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita. Tutti hanno paura ma io l'unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà… Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi. Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta.

Questa giovanissima donna è soltanto uno dei tanti esempi delle modalità con cui la mafia riesce a piegare la vita delle persone rendendole soltanto pedine del suo gioco, spostandole a piacimento fino a condurle spesso alla tappa finale: la morte.

Rita, però, è un seme che sta germogliando poichè ha messo le sue radici in un terreno che, oggi, sempre meno, è inquinato da omertà e paura. La sua è stata la storia di chi ha scelto.

Ha scelto di parlare, contrastando il silenzio e l'indifferenza di chi sa ma non può o non vuole far niente.

Per evitare che le vittime diventino soltanto aridi necrologi dobbiamo conoscere la criminalità organizzata, eliminarne l'anima, combatterla con la legalità, senza chiuderci nel timore e nel silenzio che rende complici, sviluppare una vigile coscienza civile.

La mafia esiste ancora, muove pedine e, silenziosa, continua a uccidere.

Non dimentichiamo che la morte di Rita, come quella di tutti coloro che hanno lottato contro l’anti-stato, non deve essere avvenuta invano.

Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare? Forse, se ognuno di noi prova a cambiare, forse, ce la faremo. (Rita Atria, testimone di giustizia)

 

 
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