Nella mattina del 18 Maggio, le classi 2C AFM e 2F AFM dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “A. Capriotti”, sono andate a visitare la ditta dell’Anisetta Meletti accompagnati dai docenti.
Arrivati a destinazione, i ragazzi sono stati accolti dai gestori attuali della ditta, che li hanno accompagnati e hanno iniziato a illustrare loro la storia dell’Anisetta. <<L’Anisetta Meletti ha circa 140 anni e continua a essere gestita dalla famiglia dei Meletti –ovvero la nostra- fin da quando Silvio Meletti la istituì,>> spiega Matteo Meletti, che porta avanti la ditta insieme al padre.  Molti ragazzi si incuriosiscono e chiedono: <<Da quante generazioni va avanti?>>
Lui non si fa cogliere impreparato e risponde: <<Da ben cinque generazioni>>. Continua a parlare poi della storia della ditta, spiegando che un dettaglio importante nella ricetta dell’Anisetta Meletti è l’anice, coltivato annualmente soprattutto nella zona di Ascoli, dove molti contadini lo usano anche per farci il vino. Altro fatto interessante che ci racconta è che Silvio Meletti pagò l’edificio per una somma che ora equivale a circa 12 euro, ma che al tempo era una cifra astronomica. Ci mostrano la bottiglia più vecchia che conservano e lasciano spazio alle domande degli alunni.

Questi studiano il luogo e chiedono cosa ci sia scritto in un pezzo di carta incorniciato, posizionato sopra la scrivania. <<C’è scritto ‘quante favole e sonetti m’ha ispirato la Meletti'>> chiarisce lui  <<è così che la definì Trilussa, un poeta italiano.>>
Proseguiamo poi il nostro ‘tour’ andando ad esplorare il processo produttivo. Fin da dove avviene la distillazione dell’anice, che ci fanno assaggiare, al processo di invecchiamento e infine all’imbottigliamento.

L’invecchiamento avviene in grossi botti di acciaio anziché in quelle di rame che si usavano prima, con una grandezza che varia. <<Di quanto può essere la portata?>> chiede uno dei professori. <<Dipende, abbiamo botti che possono contenere 10 mila litri, altre che ne possono contenere 15 mila e altre ancora da 20 mila.>>
Una cosa che ci fanno notare è che le botti sono di acciaio e non di legno, questo per lasciare il liquore del suo naturale colore e soprattutto per non fargli prendere il sapore che di solito lascia quel tipo di botti.

Ci mostrano, poi, la fase di imbottigliamento:  il processo avviene attraverso una macchina che prende un numero di bottiglie e le incartona. Ci rivelano, che nei primi anni, la Meletti era una ditta troppo piccola per le industrie straniere, mentre ora fa scambi a livello internazionale, soprattutto con gli Stati Uniti, ai quali nell’ultimo anno hanno venduto 50000 prodotti. Cifre non trascurabili per una ditta costituita da un ragazzo che veniva da una famiglia povera e che probabilmente non avrebbe mai immaginato che, a generazioni di distanza, la sua creazione sarebbe stata così importante.

Il viaggio di istruzione si è concluso con una breve visita a Piazza del Popolo, dove abbiamo ammirato esternamente il Caffè Meletti, mangiando le caramelle all’anisetta gentilmente offerte  dai titolari dalla ditta, i quali ci hanno salutati tra sorrisi e battute. Gli alunni sono rimasti colpiti e soddisfatti dell’uscita e dichiarano di aver trascorso una mattina davvero interessante.

GALLERIA FOTOGRAFICA