ISTITUTO D'ISTRUZIONE SUPERIORE - AUGUSTO CAPRIOTTI
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41 bis
Scritto da Lucrezia Di Giuseppe   
mercoledì 13 giugno 2012

 Una lezione in classe “…Cesare Beccaria, durante il secolo dei Lumi, distingue il delitto, crimine contro l’umanità, dal peccato, crimine contro Dio. Lo scopo della pena a suo giudizio deve essere quello di rieducare il criminale più che punirlo e l’ergastolo è una condanna più efficace della pena di morte. Il primato dell’abolizione della pena di morte spetta però alla Toscana grazie a un editto del Granduca Pietro Leopoldo il 30 novembre 1786. Con la nascita del Regno d’Italia e con Crispi al potere l’abolizione si estende a tutta l’Italia. Mussolini, invece, reinterpretando e deformando le parole di Cesare Beccaria, ritiene necessario per il bene dello Stato ripristinare la pena di morte. È solo con l'entrata in vigore della Costituzione della Repubblica italiana che l'idea della rieducazione diventa principio costituzionale: la pena detentiva, infatti, che non  deve rappresentare, nelle sue modalità, un castigo più grande di quello che già si realizza per effetto della privazione della libertà, non può non contemplare  tutti quei trattamenti che appaiono più idonei al recupero sociale del condannato.
Naturalmente tutto ciò vale anche per il 41 bis, quello che comunemente viene definito “carcere duro”, introdotto con la Legge del 1975. E proprio  il 41 bis di Ascoli Piceno si pone a riguardo come punto di riferimento a  livello locale e nazionale”.
 

Più voci chiedono, pertanto, di poterlo visitare per  capire quanto concretamente si può fare con chi ha problemi  con la società, ma l’iter da seguire non è sempre così semplice.
La sfida raccolta dalla professoressa Fiorella Marchei, insegnante di Filosofia e Storia, e sostenuta dal  Dirigente, prof.ssa Elisa Vita, sempre molto attenta a collegare i percorsi educativi con la realtà esterna, ha permesso agli alunni del VA Ling. di fare un’esperienza unica nel suo genere.
 “Cos’è per voi il carcere? Quale risposta vi date?” Ha esordito la dott.ssa Sabatini, responsabile del settore educativo, che ha cercato di dimostrare per tutto il tempo trascorso insieme che il Marino del Tronto, a dispetto di quello che afferma la Stampa riguardo alle carceri in Italia, è un luogo di rieducazione. La nostra risposta non è stata immediata: è arrivata solo alla fine con la visita del Penitenziario di Ascoli Piceno.
E’ fuori dubbio il senso del dovere sociale che anima tutti gli operatori che abbiamo incontrato: la sopra citata dott.ssa Cristina Sabatini, il Vicecommissario Anna Palmisano, il Comandante Commissario Pio Mancini, il Sovrintendente Maurizio Marozzi, il Vicecommissario Nicola De Filippio, il Mediatore linguistico Ahmed Fares, volontario.
Fuori dubbio, ancora, la grande forza di volontà della Direttrice, dott.ssa Lucia Di Feliciantonio, che mette ogni giorno in atto i più disparati mezzi per raggiungere l’obiettivo della rieducazione: corsi di alfabetizzazione, di teatro, di musica, di informatica, di cucina, nonché proposte operative quali “Coloriamo il carcere” in collaborazione con il Settore delle Politiche giovanili di Ascoli Piceno e “Pulizia della Riserva Sentina” in collaborazione con il Comune di San Benedetto del Tronto. L’ “Iron Lady” - la Dott.ssa Di Feliciantonio, che dirige un carcere con 44 ospiti per il regime del 41 bis e circa 70 detenuti nella sezione giudiziaria - ci ha salutati con una calma e un sorriso serafici, dicendoci “Cosa vi immaginavate l’inferno? Fatelo sapere fuori che qui cerchiamo di rieducare per rendere la società migliore.” E’ vero, questa è l’impressione che abbiamo ricevuto. Ma cosa possono gli operatori, questi nostri eroi di fronte al problema della riduzione dei fondi, della carenza di spazi, della sfera affettiva spesso deficitaria, della sfera sessuale negata (da anni se ne discute in Parlamento) di fronte alle difficoltà di reinserimento nel mondo del lavoro? Un detenuto, si sa, deve ripagare la società del male che ha procurato. Perché, allora, non obbligarlo ad autofinanziarsi con lavori socialmente utili? Perché non ricorrere a lavori pubblici come strumento non solo per approdare alla consapevolezza del reato commesso per riconoscerne il male, ma anche per contribuire alla spesa pubblica e far crescere il desiderio di diventare cittadino utile e corretto.
Scusateci se ci siamo permessi di dare qualche consiglio perché è facile parlare mentre arduo vivere la realtà del carcere, ma la collaborazione tra Istituto Tecnico settore Economico e Liceo Linguistico A. Capriotti di San Benedetto del Tronto e il Penitenziario di Ascoli Piceno ha sicuramente aumentato la consapevolezza dei nostri studenti del 5° A Ling. a dover essere cittadini utili, rispettosi e con un grande senso della promozione sociale. Un grazie, quindi, a chi lavora in tal senso e a chi ha permesso una reale collaborazione tra due delle Istituzioni più importanti della società.

 
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